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La Fermana riparte da figure di spessore. Ma servono nuova consapevolezza e la capacità di sanare un ambiente già diviso

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Sempre più difficile, sempre più ardito. Scrivere di Fermana è diventato un atto di fede troppo impegnativo.
Ieri è successa una cosa inedita, almeno per noi: presenziare a una conferenza stampa nel corso della quale si presentavano il nuovo Direttore sportivo e il nuovo allenatore, e non scrivere nulla!
Eppure gli spunti erano molti, le novità non mancavano, le cose da annotare si erano palesate in tutta la loro evidenza: un Ds entusiasta; un allenatore di poche parole ma apparentemente convinto; un tifo che ha voluto essere presente a tutti i costi, per denunciare ancora una volta la propria, scarsa fiducia nella proprietà e per chiedere finalmente fatti, non più parole.
Tutto normale, allora? No, non proprio.

Diamo a Cesare quel che è di Cesare

Essendosi trattato di una conferenza stampa, dovere vuole che si riportino – almeno in parte – gli interventi almeno dei nuovi arrivati. Lo facciamo con piacere.
Il Ds Sergio Filipponi: “Avevo in mente di partire con un certo tipo di discorso – ha affermato dopo aver visto i tifosi piombare in sala -. Vedo questo e dico allora che mi fa piacere essere venuto in una piazza di calcio vera. Non conta la categoria, ma conta la storia di una società. Sono entrato nello store e non mi aspettavo di trovare una struttura del genere, che non c’entra nulla con questa categoria. Sono in un posto speciale, dove si respira calcio vero. Per me è motivo di responsabilià e orgoglio. E mi fa sentire vivo. Avere una rappresentanza di tifosi che viene a una presentazione in un campionato di Eccellenza è di grande stimolo”.
E ha aggiunto: “So dove sono venuto e i problemi che ci sono stati. So che c’è amarezza da parte dei tifosi e della città. Dobbiamo essere bravi noi a riconquistarli. Non abbiamo la bacchetta magica, ma garantisco impegno e serietà”.
“Dobbiamo ricostruire tutto, non abbiamo un solo giocatore. Ma a me non mette paura perché so di stare su una piazza seria. La proprietà è seria e mi dà serenità. Per allestire una rosa e creare sintonia tra squadra e allenatore richiede tempo. Per noi è l’anno zero. Chiedo anche a voi pazienza e aiuto. Da una parte è più bello, dal’altra più difficile. Dobbiamo portare a Fermo 23 calciatori… ci vorrà impegno e sacrificio. Spero di sbagliare il meno possibile. L’obiettivo è quello di fare una squadra forte per vincere più partite possibili. E riportare la Fermana nelle categorie che merita, ma questo è un processo che avrà bisogno di tempo…”.
E su Gentilini: “Abbiamo scelto un allenatore che non c’entra nulla con la categoria, che ha sempre fatto il professionista”.

Intervento più breve quello dello stesso tecnico, Augusto Gentilini. Che ha affermato: “La scena è della Fermana. Per quanto mi riguarda, ringrazio società e direttore di avermi scelto per questa piazza dove si è respirato sempre calcio. Ho avuto la fortuna di passare in questo stadio nei tempi che furono. E questi tempi devono tornare! Sono più arrabbiato di voi (rivolto ai tifosi, ndr) di stare in questa categoria. Ma ho accettato volentieri la sfida per provare a far tornare la Fermana dove merita. Da parte mia massima determinazione, voglia, impegno, passione. Ma è inutile spendere troppe parole, è ora di lasciare spazio ai fatti”.

Marino Marini, poche parole ma mirate

Di impatto la figura di Marino Marini, consulente canarino della Tibisco Consulting. Un Marini apparso sicuro di sè, già in fase di presentazione: “Ho avuto il piacere di conoscere la famiglia Simoni da qualche settimana e da 8 giorni ci siamo messi all’opera. Rappresento questa società di consulenza, fatta di professionisti che lavorano per aziende del territorio e non solo. Abbiamo intrapreso questa sfida, visto che sono anche un tifoso di calcio. Sono stato coinvolto e sono pronto ad affrontare questa sfida importante, difficile. Ma la presenza del direttore e del mister è il punto di svolta. Vogliamo ripartire da persone serie e competenti. Non sono qui a fare promesse. Non ho mai parlato in queste settimane: a me piacciono i fatti. E se mi vedete distante è perché è la mia caratteristica. Mi piace lavorare dietro le quinte”. Un Marini che ha confermato anche l’intenzione di tenere fede all’accordo con l’Afc Fermo per il settore giovanile: “Quell’accordo è in vigore, quindi immagino che possa essere portato avanti. Ci confronteremo per farlo”.
E sul piano tecnico: “Abbiamo avuto la fortuna di incontrare il direttore Filipponi, persona seria e grande professionista. Che a cascata ci ha fatto il nome di Augusto Gentilini. Queste devono essere le caratteristiche di tutte le persone che andranno a costituire l’organigramma. Sto cercando di capire chi vuole rimanere, chi può rimanere. Stiamo lavorando. Dalla prossima settimana si comincerà a parlare di calcio vero”.

Le assenze, il non detto e le mancate risposte

Detto degli interventi e della buona impressione dei nuovi arrivati, andiamo a vedere anche ciò che non è stato detto, le risposte che non è stato possibile dare, o quelle che proprio non si è voluto dare.

Dopo la grande attenzione per l’iter che ha portato alla ristrutturazione del debito, ieri si è notata l’assenza di esponenti della pubblica amministrazione. Marino Marini ha dato una risposta concettualmente ineccepibile e anche giusta, ma per chi ha seguito le sorti del calcio fermano l’assenza è sembrata comunque “rumorosa”. Ha affermato Marini: “La Fermana fa la società di calcio, la politica fa politica. Si tratta di ruoli e posizioni differenti. Ciò non significa che non gradiamo una interlocuzione con l’amministrazione, ci mancherebbe! Ma noi siamo altra cosa e i ruoli sono differenti. So che a Fermo in passato non è sempre stato così”.
A noi rimangono le domande, che custodiamo gelosamente. Così come avremmo voluto chiedere di progetti alternativi, di “Palmense-Fermana” (al momento la federazione non ha accettato il cambio di denominazione, ma si va avanti), di strade che sembrano divise, ecc…

Perché è vero che questa è una ripartenza. Ma sono tanti gli interrogativi, le mancate risposte e distinguo che gettano già confusione sul presente e sul futuro. Al punto che ieri qualcuno avrebbe potuto anche chiedersi: “Ma siamo nel posto giusto?”.

Tra le risposte date e non date, inseriamo quelle del presidente Umberto Simoni. E con lui chiudiamo questa carrellata. Fa specie dopo tanti anni e dopo tante critiche, tante contestazioni, tanti scarsi risultati vedere ancora l’anziano presidente dover mettere la faccia per situazioni su cui ha potuto (o voluto) incidere poco.
Un Simoni che ha chiesto scusa per i risultati degli ultimi anni, che ha garantito la copertura dei debiti e degli stipendi dei giocatori per la stagione conclusa. Tutto bene?
Solo in parte. Nel tentativo di tradurre le richieste della piazza e dei tifosi, abbiamo provato a chiedere come cambierà la Fermana sul piano gestionale. Perché il fallimento canarino degli ultimi anni non è solo – o soprattutto – un fallimento sportivo: è stato un fallimento gestionale! Cosa possono garantire allora i Simoni di diverso rispetto al passato, rispetto alle stagioni portate avanti in maniera rabberciata? Come evitare il ripetersi di errori macroscopici? Come effettuare una cesura forte e definitiva rispetto alle collaborazioni estemporanee e nefaste, alle figure intermedie, alle logiche pressapochiste?

Ecco, su quello non abbiamo avuto risposte. Ma non abbiamo avuto risposte perché in seno alla proprietà è forte ancora la convinzione che si sia trattato solo ed esclusivamente di un fallimento sportivo. Noi non siamo d’accordo.
Ma la risposta è, forse, nei nuovi arrivati. Il salto sul piano dei “curricula” e dell’esperienza sembra abissale. Sia rispetto a tre anni fa, sia rispetto a due stagioni fa, sia rispetto alla stagione appena passata. Riusciranno consulenti, Ds e allenatore – supportati dalla conferma in società di persone come Isidori e Ferroni – a invertire la rottà? In fondo è quello che i tifosi, ieri, volevano sentirsi dire. Solo questo.



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