Non abbiamo sufficienti conoscenze di calcio dilettantistico regionale per dire con assoluta certezza se l’organico che sta allestendo la Fermana sia scarso o meno. Certamente, rendimenti personali alla mano (e i dati non mentono), la rosa che sta prendendo forma non appare di primissima scelta. Anzi: molti giovanissimi, molti atleti reduci da stagioni non brillantissime, ecc…
Ciò sembra attestare una scarsa capacità di investimento, che porta a un budget evidentemente limitato. E scarse capacità attrattive. Del resto le difficoltà degli ultimi anni dentro e fuori dal campo rappresentano un biglietto da visita non certo di primissimo ordine… E poco o nulla possono fare nuovi Ds o tecnici di provata esperienza. Se ciò è vero, spendiamo questo week-end agostano – che precede l’avvio della preparazione – per alcune considerazioni di massima, legate al calcio cittadino.
Non prima di aver ricordato, doverosamente, l’arrivo a Fermo nelle ultime 48 ore di altri tre calciatori. Si tratta di Matteo Frinconi, centrocampista classe 2001, con ultima esperienza al Montegiorgio (in Promozione) e precedenti militanze in Eccellenza con Monturano Campiglione, Alt. P.S.Elpidio e San Marco Servigliano. E, questa mattina, ecco ufficializzato l’ingaggio del ventisettenne centrocampista angolano Rogerio Obedi. Nella stagione 2024/2025 Obedi ha vestito la maglia della Sangiustese VP, mentre l’anno prima aveva militato nel Bosa (Eccellenza sarda).
Negli ultimi minuti, infine, ufficializzato anche l’ingaggio di un altro giovanisismo attaccante. Si tratta del 2006 Umberto Catapano. “Cresciuto nel settore giovanile della Cavese 1919 – scrive la Fermana in una nota -, Catapano nella stagione 2024/25 ha disputato la prima parte di campionato con la formazione Primavera 4, mettendo a segno 10 reti, per poi passare in prestito al C.O.S. Sarrabus Ogliastra in Serie D. Nel 2023/24 si è messo in evidenza con la Juniores Nazionale U19 della Cavese realizzando 18 gol”.
Il sonno agitato dei tifosi
Ma torniamo alla situazione del calcio fermano. Partiamo dai tifosi che – finiti in una dimensione onirica che oscilla tra sogni naturali e risvegli impietosi – prendono atto dell’ennesima estate fatta di dubbi, ritardi, perplessità, scarsa ambizione, obiettivi indefiniti, timori.
In tutto questo, a rendere i sonni ancora più confusi ecco “Piani B” (leggi progetto Palmense Fermana), che potrebbero anche essere considerati meritori ma, al momento, hanno il solo ruolo di togliere ulteriori certezze alla dimensione calcistica generale. E configurano una evidenza: la Fermana Football Club appare sola. Con qualche distinguo.
Sì, perché nel caso andaste a chiedere a molti sostenitori – lo abbiamo fatto -, la risposta che avrete sarebbe più o meno questa: “La vera Fermana è quella dei Simoni. Ma non vogliamo più i Simoni alla guida della società!”. Dunque, rottura con la proprietà ma non con la Fermana. Tant’è che anche il tifo organizzato – se abbiamo capito bene – ha annunciato in segno di protesta di disertare le gare interne ma di accompagnare la Fermana nelle partite in trasferta. Più chiaro di così…
Di scialuppa in scialuppa, ma ciò che manca è una rotta
Dicevamo della “scialuppa di salvataggio” costituita dalla Palmense Fermana, pronta a subentrare a rappresentare il calcio cittadino (strategia non ufficializzata: subentrare in caso di difficoltà definitiva della Fermana Football Club o subentrare a prescindere?). Nessuno dice nulla di concreto, ma ciò che sta succedendo è ormai chiaro a tutti.
Senza entrare nel merito di questa opzione, ci limitiamo ad evidenziare che la storia degli ultimi 20 anni dovrebbe comunque insegnare qualcosa.
La prima “scialuppa”, infatti, fu quella allestita nel 2006, quando la Fermana di Battaglioni si arenò dopo anni di storia gloriosa. Quella Fermana, che ripartì dalla Prima categoria, nonostante le ambizioni e gli investimenti impiegò ben 6 anni per tornare in Serie D e ci riuscì solo grazie alla vittoria della Coppa Italia a Rieti. Ma sarebbe stata una gloria breve, perché quella Us Fermana aveva il fiato corto e non sarebbe stata capace di solcare i mari della D.
Così si pensò a un’altra “scialuppa di salvataggio”, coinvolgendo l’imprenditore Maurizio Vecchiola. Scialuppa… in realtà si pensava di essere saliti su un panfilo di grandi dimensioni e di illimitate capacità! Seppur con approccio sempre parsimonioso e un profilo bassissimo, il panfilo ha pure ottenuto dei buoni risultati. Ma l’armatore si mostrò distratto, il timone era in mani di chi tracciava rotte poco chiare e sicure e l’equipaggio si è mostrato vario, non sempre fedele, capace di scendere e salire a bordo secondo convenienza (personale, non certo del natante). Poi sono arrivati i Simoni, che hanno portato la barca sugli scogli (leggi retrocessioni in serie) ma forse hanno salvato con il contributo di molti lo scafo (vedi ristrutturazione del debito). Rimane però poco carburante e radar di bordo non funzionante.
Aspetti che non danno garanzie a chi di dovere. E adesso si prepara la terza “scialuppa di salvataggio” in 19 anni. Sarà necessaria? L’impressione è che debba cambiare soprattutto il modo di fare calcio in questa città. I sodalizi sacrificati e i soldi spesi stanno lì a dimostrare che occorre cambiare “rotta”, nel vero senso della parola.
Servono comparti uniti, collaborazioni, un centro sportivo, settore giovanile condiviso e frutto di intese su base locale, voglia di condivisione e non di competizione interna, ecc… Altrimenti, aspettando di vedere che fine farà la Fermana Football Club, ci si dovrà adattare ad osservare l’allestimento dell’ennesima scialuppa. Già ipotizzando il finale più o meno lontano. Perché, come diceva il filosofo, “non c’è vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare”!