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Prima gara ufficiale e prima sconfitta per la Fermana. La squadra è un cantiere aperto e la condizione ancora non c’è

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Da anni, per capire lo spessore della Fermana, tocca attendere addirittura la prima partita ufficiale della stagione. Che puntualmente coincide con l’avvio della Coppa. Del resto una squadra che ingaggia 22 giocatori in 15 giorni e che inizia la preparazione a Ferragosto, difficilmente può far capire qualcosa di concreto nei duri allenamenti agostani o nella sola sgambatura contro squadre di categoria inferiore (quest’anno l’Afc Fermo). E la prima gara ufficiale è arrivata, portando subito una sconfitta. Al Bruno Recchioni è passato ieri il Montegranaro del tecnico Eddy Mengo (un ex), con in campo l’ex Urbinati. Una squadra assemblata da un altro ex, adesso Ds, come Luca Cremona.

Ma a parte la citazione degli ex canarini (a guardare i tabellini, ne troveremmo sempre tanti), quelli che rimangono negli occhi sono 90 e più minuti di sperimentazioni, di tentativi di costruzione di un’ossatura di squadra, di spunti personali ma di deficit tattici inevitabili.
Gentilini, che ha dovuto fare a meno di elementi come Guti (poi entrato alla fine), del centrale difensivo Rodriguez e dell’altro difensore Scanagatta, ha ruotato i suoi giocatori, ha cambiato loro posizione, ha invertito spesso gli esterni, ha “giocato” con un Rogerio ora difensore e ora riportato nel suo ruolo di centrocampo, è partito con un Marin in mediana e poi lo ha portato al centro della difesa, ecc… Insomma, l’impressione evidente è che anche il mister abbia colto l’occasione per fare esperimenti e per analizzare alcune risposte dei suoi giocatori contro un’avversaria di categoria.

Tutto ciò che abbiamo detto all’inizio ci impedisce di emettere ovviamente giudizi sommari, anche per rispetto del lavoro svolto dai canarini. E francamente non sapremmo neppure dare una valutazione sul reale valore degli avversari. Però alcune cose sono emerse, e sono cose su cui lavorare.
La difesa, per esempio, appare in difficoltà e tutt’altro che pronta sui fraseggi bassi degli avversari, con un Kieling abile sulle palle alte ma clamorosamente in difficoltà in velocità. Con avversari lanciati fa una fatica clamorosa, e questo chiama in causa anche la mediana e l’organizzazione del centrocampo. In diverse occasioni la squadra è stata presa d’infilata, cosa che ha pagato a caro prezzo nel primo tempo con il gol subito e un altro paio di occasioni subite.
Vero che la Fermana è andata in vantaggio e avrebbe potuto raddoppiare (traversa dello stesso Kieling su calcio d’angolo), ma la fragilità mostrata nella seconda parte della prima frazione è qualcosa su cui lavorare duro.
In avanti, non è dispiaciuto Solmonte, e questo al di là del gol realizzato. E nella parte finale la squadra è sembrata fraseggiare meglio, soprattutto dopo gli innesti di Frinconi, Guti e Dicembre. Ma anche questa valutazione potrebbe essere figlia della stanchezza, del periodo, del risultato.
Un risultato che poteva essere anche un po’ diverso se Cicarevic non avesse sbagliato un calcio di rigore, ma poco cambia nell’economia di una gara che va in archivio con zero rimpianti ma parecchi punti interrogativi.

La Fermana è una sorta di multinazionale, pochissimi i giocatori locali. La speranza è che questa scelta, questa visione “globale” in termini di ingaggi trovi riscontro nelle risposte del campo. Alla prossime partite la risposta a questo interrogativo: per ora prendiamo atto che di passi in avanti da fare ne servono moltissimi. E tra sette giorni sarà già campionato…
Sul resto soprassediamo. E’ già difficile parlare di calcio giocato e aspetti tecnici, figurarsi parlare di società, di vecchi stipendi da pagare, ecc… Certo, se a questa squadra, con i suoi ritardi, dovessero aggiungersi anche dei punti di penalizzazione… Vabbè, non resta che attendere.

Tifosi dentro, tifosi fuori, tifosi al mare

Ultima annotazione per i tifosi. Ieri erano presenti al Recchioni circa 300 persone (cifre della società). Pochi? Tanti? Boh… Visto quello che sta succedendo a Fermo da anni, in fondo non ci sono sembrati pochi. Alta l’età media, ovviamente. Del resto, rimanendo fuori il tifo organizzato, è logico che le tribuna siano sembrate “incanutite”. Abbiamo visto persone anziane mettersi in fila per fare il biglietto, poi sedersi con curiosità (e una certa rassegnazione) in tribuna. Sono quelle persone che hanno vissuto periodi bui del calcio fermano e non si rassegnano a un anno di vuoto, a domeniche sul divano. Sono quelle persone che vogliono esserci, magari per manifestare il proprio malcontento e il proprio disappunto, ma che con la propria presenza attestano la volontà di non far morire il calcio a Fermo. Con la speranza che la LORO Fermana (o quel che rimane) sappia dar loro scampoli di soddisfazione. E con la capacità di mettere la squadra del cuore davanti al proprio io.
Chi è rimasto fuori ha lo stesso malcontento, le stesse aspirazioni. Le stesse ragioni. Ma ha semplicemente scelto strade diverse. Riusciranno a riunirsi queste due filosofie calcistiche? Chissà. Le premesse fanno tremare le vene ai polsi. Certezze societarie non se ne vedono. Ma c’è chi va avanti ugualmente, fedele a una passione, a un’idea, a una tradizione, a un sogno. O una semplice consuetudine. Perchè in fondo il calcio è un’illusione. Ma, come diceva Pasolini, è anche “l’ultima rappresentazione  del nostro tempo”.

Fermana- Montegranaro 1-3

FERMANA: Raccichini, Murati, Kieling, Maquisse, Malafronte, Morelli, Marin, Catapano, Cicarevic, Petronelli, Solmonte. A disposizione: Cannella, Valente, Frinconi, Cabrera, Pulpito, Bruno, Saviano, Dicembre, Solinas. All. Gentilini

MONTEGRANARO: Fatone, Chimezie, Urbinati, Alidori, Stortini, Evangelisti, Palladini, Capponi, Albanesi, Rotondo, Tonuzi. A disposizione: Taboda, Da Col, Capodaglio, Scoppa, Proesmans, Ciarrocchi, Capasso, Jallow, Pomiro. All. Mengo

ARBITRO: Gasparoni di Jesi

RETI: 9′ Solmonte (F), 26′ rig. e 44′ Albanesi (M), 46′ Rotondo (M)

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